Teatro

"Niente rimborso biglietti, solo voucher": la scomparsa dei gusti, per legge

Biglietti - Voucher
Biglietti - Voucher

Avevamo chiesto solidarietà ed attesa, è arrivato invece l'obbligo di accettare un voucher e scegliere un altro spettacolo in sostituzione di quelli annullati per l'emergenza COVID-19.

Il 10 marzo avevamo pubblicato un articolo con il quale rivolgevamo un appello agli spettatori: non richiedere subito il rimborso dei biglietti. Armarsi di pazienza e dimostrare in tal modo solidarietà col comparto teatrale, per la drammatica situazione in cui naviga. Aspettare la riprogrammazione degli spettacoli sospesi come attestazione del legame tra gli spettatori e il teatro. E non abbiamo cambiato idea, anzi.

Voucher per legge

Ma ora bisogna tornare sull'argomento perché c'è qualcosa che non va. Qualcosa che proprio non ci piace, e che rischia di creare un ulteriore allontanamento del pubblico rispetto all'intero settore, aumentando la sfiducia e danneggiandone l’immagine.

Cosa è accaduto? Perché noi di Teatro.it, ad esempio, riceviamo centinaia di messaggi, mail e telefonate di persone che chiedono un supporto per conoscere le modalità del rimborso di ogni tipo di spettacolo annullato, dalle quali si percepisce a dir poco un'evidente spaesamento, se non vera e propria irritazione?

Ebbene, è accaduto che soltanto una settimana dopo il nostro articolo è intervenuto in materia l’art. 88 del D. L. “Cura Italia” (ora Legge 27/2020), che dispone, in caso di annullamento di eventi culturali a causa del COVID-19, esclusivamente l’emissione di un voucher spendibile entro 12 mesi (poi elevati a 18 con il D. L. "Rilancio") per eventi successivamente programmati dallo stesso organizzatore.

La stessa cosa prevista insomma per i viaggi, che fino a marzo erano tutelati ben diversamente dal Codice del Turismo e che invece oggi hanno fatto sollevare una protesta ormai diffusissima per l'assurda pretesa di lasciare soltanto in capo alle compagnie/tour operator (mentre prima sceglievamo noi utenti) la scelta fra il rimborso e un voucher: indovinate cosa hanno scelto praticamente tutte?

Bravi, indovinato: il voucher, e addio rimborsi...

Ma chiariamo che non è un obbligo: ogni teatro o agenzia di vendita può liberamente scegliere di rimborsare il biglietto in maniera tradizionale, nessuno lo impedisce. Tuttavia, ci risulta che fino ad oggi, soltanto il teatro Sistina di Roma, con scelta diversa e coraggiosa, ha dato il via lunedì 8 giugno al rimborso di oltre 12.500 biglietti venduti e non utilizzati. Mentre ci risulta che altri teatri abbiano invece addirittura comunicato che "non si poteva più" procedere al rimborso, dopo l'intervento del decreto governativo.

Guardiamo ad esempio al caso più clamoroso verificatosi in queste settimane: la cancellazione delle due date italiane del (Napoli e Lucca) del tour di Paul McCartney, un'occasione forse unica ed irripetibile per vedere l'ex Beatles, con biglietti pagati da 90€ a oltre 400€. Persone che da ogni parte del mondo avevano organizzato viaggi e speso migliaia di euro, adesso dovrebbero "riprogrammarsi" per andare a vedere un altro concerto (secondo quale logica di voglia, di gusto e di disponibilità?) in un'altra città e in un altro contesto temporale.

Paul McCartney

...ma un contratto non prevede due soggetti?

La circostanza giuridica che sostiene la scelta è chiara: si tratta di una misura orientata a tenere in vita il contratto ed evitarne la risoluzione per impossibilità sopravvenuta della prestazione, in modo da non sottrarre liquidità alle aziende. D'accordo. Ma un contratto non si stipula fra due soggetti? E soprattutto non dovrebbe essere preponderante in un caso come questo, l'impossibilità della sostituzione di un bene/servizio di pari "valore", essendo così assolutamente unico? Che c'entra il valore economico, rispetto ad una vita passata a desiderare di vedere il tuo idolo, se poi vengo obbligato (oltre alle difficoltà della riorganizzazione) ad assistere a uno spettacolo di tutt'altra natura, per il quale non ho interesse alcuno?

Del caso si stanno occupando anche Antitrust e Commissione europea, con l'ipotesi di clausola vessatoria e pratica commerciale aggressiva.

Come evidenziato di recente anche dall'associazione Altroconsumo, "il consumatore non può essere sempre usato come 'ammortizzatore sociale' in questa situazione di crisi", e pertanto è stata inoltrata una lettera alle istituzioni con richieste che vanno dalla possibilità di scelta tra voucher e rimborso al prolungamento della durata del voucher di almeno 24 mesi (e di renderlo trasferibile), fino alla creazione di un fondo di garanzia per insolvenza o fallimento dell’organizzatore. Richieste che ora fanno anche parte di un emendamento presentato alla Camera, da discutersi in sede di conversione in Legge.

Il tema è complesso e sembra indispensabile un intervento normativo, anche perché la buona volontà o l'iniziativa dei singoli è anch'essa insufficiente: i teatri disponibili a rimborsare i biglietti, infatti, si sono trovati anche in un meccanismo che rendeva complessa l'operazione poiché utilizzano i servizi di vendita online, i quali appunto grazie al decreto sono autorizzati a scegliere di emettere soltanto il voucher.

Se insomma ad inizio del mese di marzo avevamo chiesto un atto di buona volontà, e sappiamo che tantissime persone avevano infatti aderito conservando il biglietto in vista della futura riprogrammazione dello spettacolo, adesso la direzione intrapresa è quella dell'obbligo di accettare chissà cosa, chissà quando e chissà dove.

Ci sembra davvero un po' troppo. Siamo certi che un'altra soluzione, magari quantomeno a metà strada, favorirebbe quel senso di rispetto e vicinanza fra il pubblico e le molteplici componenti che lavorano per dare vita ad ogni manifestazione artistica.